“Dolce cantare spegne ciò che nuoce” : canne d’organo, un paio d’ali e questo motto dannunziano.
È lo stemma – o, per esser più moderni, il logo – dell’Associazione Musicale Francesco Venezze, opera di Marino Cremesini, concertista, didatta e compositore di origine polesana, che fu il primo direttore della scuola di musica nata dal legato testamentario di Maria, figlia del conte Francesco Antonio Venezze, a favore del Comune di Rovigo.
Era complesso ed ambizioso l’organismo a cui i soci fondatori diedero vita in un’assemblea del 25 marzo 1922, poiché comprendeva una scuola di musica, una banda, una corale e, appunto, una società di concerti.
Se la banda e la corale sono state attive per qualche decennio (e già questo non è poco) e poi hanno proseguito la loro attività altrove, ben altro sarebbe stato il destino dell’istituto musicale nato da quel legato, fin dall’inizio motivato da aspirazioni tutt’altro che dilettantistiche: quella scuola è diventata nel 1970 il Conservatorio statale rodigino, oggi noto a livello nazionale per l’eccellenza e lo spirito innovativo di tante sue proposte didattiche.
Ma anche la società di concerti si è fatta onore, continuando senza interruzioni ad offrire alla cittadinanza una proposta concertistica varia e raffinata nei programmi, e, soprattutto, affidata sempre ad interpreti di valore. O a giovani di belle speranze e vertiginoso talento. Uno su tutti, Arturo Benedetti-Michelangeli, che, sfolgorante vincitore a 19 anni del Concorso di Ginevra, il 29 dicembre 1939, grazie alla sensibilità e all’intuito dell’Avv. Urbano Ubertone, primo presidente della Società Venezze, e di Dino Stefani, l’allora direttore artistico del Teatro Sociale, diede un saggio della sua arte già matura a Palazzo Venezze, e poi ritornò a Rovigo il 27 maggio 1942, per un altrettanto memorabile concerto. Quella notte il sommo pianista andò a dormire soltanto dopo aver aspettato l’alba e il canto degli uccelli nel cortile di casa Ubertone, a quel tempo affacciato sull’Adigetto.
Se negli anni l’Associazione Venezze ha saputo proporre al suo pubblico molti grandi artisti dal brillante avvenire, a maggior ragione parecchi talenti rodigini ai loro esordi hanno potuto mettersi alla prova proprio sulla gloriosa pedana del salone di Palazzo Venezze, o, più recentemente, nell’Auditorium del Conservatorio e soprattutto nella Sala degli Arazzi dell’Accademia dei Concordi, che da più di dieci anni ospita gran parte delle nostre attività musicali.
Infatti, anche quando il liceo musicale è diventato soltanto un’associazione concertistica, non ha mai dimenticato una vivace attenzione educativa, con il duplice e nobile scopo sia di formare un pubblico capace di un ascolto insieme curioso e consapevole, sia di creare opportunità ai giovani musicisti per tastare il proprio talento. Non è un caso che uno dei frutti più maturi dell’attività associativa sia Rovigo Cello City, il festival fondato nel 2014 da Luigi Puxeddu, per anni presidente e direttore artistico dell’Associazione, che, oltre a far esibire a Rovigo i più famosi solisti del violoncello, permette agli studenti di questo strumento di confrontarsi e addirittura suonare in concerto insieme a loro. Più in generale, la prova che una siffatta vocazione educativa, pur se sottotraccia, non è invano, è evidente nel fatto che puntualmente di stagione in stagione, in quello stato di confidente e appagata rilassatezza che segue il concerto, quando si allentano tensioni e concentrazione, molti dei concertisti nostri ospiti si complimentano per la qualità di ascolto del nostro pubblico.
Novantotto anni sono un’età veneranda, e il percorso è stato a tratti accidentato, spesso per la dura ma inevitabile necessità di dover fare i conti: se è tristemente realistico ripetere che “carmina non dant panem”, è altrettanto vero che senza soldi si può organizzare ben poco, e non è sempre facile trovare sponsor sensibili e disponibili. Ma le difficoltà sono nate anche da contingenze storiche: negli anni Cinquanta, per esempio, il rivoluzionario ingresso della televisione nelle case degli italiani e insieme la maggiore mobilità, soprattutto dei giovani universitari, che quotidianamente erano a contatto con realtà culturalmente più vivaci, crearono una disaffezione verso gli appuntamenti concertistici locali, nient’affatto trascurabili per i programmi e il valore degli interpreti, eppure snobbati come provinciali. Così pure negli anni Settanta, appena dopo la nascita del Conservatorio autonomo, quando ci vollero tre anni di perigliose trattative con il Comune di Rovigo e il Commissario governativo per assicurare una degna sede all’Associazione, che, paradossalmente, rischiò di essere estromessa da quel palazzo che proprio lei, tanti anni prima, aveva reso disponibile alla città. Lo aveva fatto grazie alla musica, insegnata nelle sue stanze, e al contempo celebrata nel salone dei concerti.
Eppure, nonostante le difficoltà, l’Associazione Venezze non si è mai fermata: certi anni contano soltanto pochi concerti, ma né la seconda guerra mondiale, né la tragica alluvione del 1951 sono riuscite a fermare la sua attività, che ad oggi è arrivata a quota 1066 concerti realizzati. Una circostanza assai rara, che fa di lei non solo una delle più antiche associazioni musicali del Veneto, ma anche una delle poche a livello nazionale che possa vantare una tale continuità d’azione. Per non parlare dell’archivio, che serba concrete tracce di tutta l’attività svolta in questi 98 anni, ed è dunque una miniera inesauribile di testimonianze di storia musicale e cronaca locale, a disposizione di studiosi e amatori.
Il 7 maggio 1922 si tenne il primo concerto: alle ore 20,30 in piazza Vittorio Emanuele II la neonata Associazione si presentò alla città con un coro di ben 500 voci e la banda, impegnati in un programma di antiche “canzoni e stornelli delle diverse regioni italiane”. Un’operazione di etnomusicologia ante litteram, frutto dell’impegno appassionato del M° Cremesini, che preparò e diresse il monumentale organico.
In questa primavera strana, in cui stiamo imparando a combattere contro un nemico subdolo, chiamato Coronavirus, che in un battibaleno ha sconvolto le nostre vite, non potremo festeggiare come vorremmo il 98° compleanno della nostra Associazione, ma sicuramente la sua storia, che dovrebbe essere per Rovigo un motivo di orgoglio, ci insegnerà a superare anche questa prova, perché la musica sa lenire il dolore, come scrive D’Annunzio nel nostro alato motto, ma è capace anche di darci l’energia e la passione per inseguire la bellezza, che sempre sfugge, eppure c’è.
Nicoletta Confalone